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sabato 5 gennaio 2013

Epifania



Viene viene la Befana,
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.
Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello
ed il gelo il suo pannello
ed il vento la sua voce.
Ha le mani al petto in croce.
E s’accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare
or più presso or più lontano.
Piano piano, piano piano.
Che c’è dentro questa villa?
Uno stropiccìo leggero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
Che c’è dentro questa villa?
Guarda e guarda...tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.
guarda e guarda...ai capitoni
c’è tre calze lunghe e fini.
Oh! tre calze e tre lettini.
Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale;
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.
Chi mai sale? Chi mai scende?
Co’ suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
Co’ suoi doni mamma è scesa.
La Befana alla finestra
sente e vede, e s’allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra,
trema ogni uscio, ogni finestra.
E che c’è nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.
Ma che c’è nel casolare?
Guarda e guarda... tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra la cenere e i carboni
c’è tre zoccoli consunti.
Oh! tre scarpe e tre strapunti...
E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila...
Veglia e piange, piange e fila.
La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch’è l’aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.
La Befana vede e sente.
La Befana sta sul monte.
Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride;
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sull’aspro monte.
Giovanni Pascoli
(1855-1912)

(Immagine scaricata da: http://trucchistreaming.blogspot.it/2013/01/immagini-e-foto-befana-2013.html)


domenica 29 gennaio 2012

INFERNO E PARADISO...



Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese:
«Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno»
Dio condusse il sant'uomo verso due porte. Ne aprì una e gli permise di guardare all'interno.
C'era una grandissima tavola rotonda.
Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo
dal profumo delizioso. Il sant' uomo sentì l'acquolina in bocca. Le persone
sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato.
Avevano tutti l'aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.
Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non potevano accostare il cibo alla bocca.
Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze. Dio
disse: "Hai appena visto l'Inferno".
Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì. La scena che
l'uomo vide era identica alla precedente.
C'era la grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire l'acquolina. Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai
lunghi manici.
Questa volta, però, erano ben nutrite, felici e conversavano tra di loro
sorridendo. Il sant'uomo disse a Dio : «Non capisco!» E' semplice, - rispose Dio, - essi hanno imparato che il manico del cucchiaio troppo lungo, non consente di nutrire sé' stessi....ma permette di nutrire il proprio vicino.
Perciò hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli altri! Quelli dell'altra
tavola, invece, non pensano che a loro stessi...
Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura...La differenza la portiamo
dentro di noi.
Mi permetto di aggiungere... "Sulla terra c'è abbastanza per soddisfare i
bisogni di tutti ma non per soddisfare l'ingordigia di pochi.
I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto
che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere
avvenire nel mondo".

sabato 13 febbraio 2010

Nel cerchio del tempo

tempo

Il giorno inizia con l’alba, quando il sole sorge, e termina al tramonto, quando il sole scende dietro all’orizzonte salutato dall’Ave Maria. Dal tramonto fino all’ultima luce c’è un tempo che non è più giorno e non è ancora notte, e si chiama crepuscolo: l’ultima luce è blu, e in quest’ora il profumo dei fiori è più intenso. Segue la notte e dura fino al primo chiarore, annunciato dal canto del gallo, quando delle cose si inizia a distinguere la forma ed il colore. E dal primo chiarore fino all’alba c’è un tempo che non è più notte e non è ancora giorno, e si chiama aurora. I tempi che formano il giorno sono tre: Il mattino, a partire dall’alba, il mezzodì che precede di un’ora e di un’ora segue il vero mezzogiorno, quando il sole raggiunge il punto più alto del suo arco in cielo e accorcia le ombre quanto di più non potrebbe, e il pomeriggio, fino al tramonto.Anche la notte si conosce in due parti: fino alla vera mezzanotte si dice sera, dopo è notte profonda; e, nella notte profonda, il momento più buio è quello che precede il ritorno della luce, e la luce ritorna e ritornerà sempre fino alla fine dei tempi.

Ricorda: il periodo di luce, dall’inizio dell’aurora fino al termine del crepuscolo, è fatto per la veglia, quello del giorno per le occupazioni, quello della notte per la quiete ed il sonno. Tolte le eccezioni, per natura o per necessità, questo è vero per le persone, gli animali, le piante e tutto ciò che vive.

Le  ore sono la dodicesima parte del giorno, segnano l’antica suddivisione del tempo, la loro durata cambia continuamente nel corso dell’anno e sono più lunghe in estate e più corte in inverno. La prima ora inizia con l’alba: a dicembre, termina circa dopo 45 minuti; a marzo e a settembre, dopo circa 60; a giugno dopo circa 75; Le altre undici ore hanno la stessa durata della prima. L’ultima ora, la dodicesima, termina con il tramonto.

L’alba, il vero mezzogiorno, il tramonto, l’ultima luce e il primo chiarore sono i momenti che segnano i tempi del giorno e della notte e che possono essere riconosciuti senza orologi nè altri strumenti. Questi momenti non sono uguali per tutti, ma diversi di luogo in luogo;  e nello stesso luogo, alba e tramonto accadono in momenti diversi per chi vive sulla costa e per chi vive in altura, per chi vede l’orizzonte sul mare e per chi lo vede delimitato dai monti lontani, quelli così lontani da prendere il colore del cielo o sfumare nella foschia.

Nel grande gioco delle corrispondenze, il ciclo del giorno e della notte riverbera quelli dell’anno e della vita. Così, all’avvicendarsi di mattina, mezzodì, pomeriggio, crepuscolo, tramonto, notte e aurora, corrispondono altrettante STAGIONI.

La primavera inizia quando il bosco comincia a vestirsi di foglie, l’estate quando il grano è maturo e pronto per la mietitura, l’autunno quando il bosco si tinge di giallo e poi di rosso; l’inverno nel giorno del solstizio, poi nel gelo ogni cosa si addormenta.

E come il ciclo del giorno e della notte e quello dell’anno, così anche la vita, per noi e per tutto ciò che vive, gira in una ruota che, se non è interrotta dal destino, attraversa altrettanti tempi: la giovinezza che segue la nascita e accompagna lo sviluppo; l’età adulta fatta di autonomia, lavoro e fertilità; la maturità è il tempo del raccolto, della moderazione e della riflessione; la vecchiaia che sopraggiunge quando i ricordi ed i rimpianti prendono il Csopravvento sulle speranze ed i progetti e, poco a poco, il corpo e la mente si allontanano dal mondo; il tempo del sonno profondo che inizia con la morte, e quello della rinascita che torna con il concepimento.

Di luogo in luogo, secondo la posizione, l’orientamento e l’altitudine dei luoghi cambiano l’inizio e la durata delle stagioni. E così, di persona in persona, al di la delle convenzioni e delle età legali, cambiano l’inizio e la durata dei tempi della vita.

Giorno e Dio scendono da un’unica parola, dyaus, che un tempo, prima di questi tempi, nel nord dell’India significava cielo luminoso.

 

Tratto da “Il Bugiardino 2010 – lunario agenda delle terre liguri”. Di M.Angelini e M.C.Basadonne © degli autori

sabato 6 febbraio 2010

Cioccolato caldo... e saggezza!

 
Un gruppo di amici, affermati nel lavoro e che stavano discutendo sulle loro vite, decisero di andare a visitare un loro anziano professore universitario ormai in pensione, da sempre loro punto di riferimento.
Durante la visita si lamentarono con lui dello stress che incombeva sulla loro vita, il lavoro e le relazioni sociali.
Volendo offrire ai suoi ospiti un cioccolato caldo, il professore andò in cucina a prepararlo e tornò da loro con una brocca ed un assortimento di tazze. Alcune di vetro, altre in porcellana, alcune semplici altre in costo cristallo e di squisita fattura.
Il professore li invitò a servirsi da soli il cioccolato.
Quando tutti ebbero in mano la loro tazza fumante, il professore espose le sue considerazioni:
"Noto che sono state prese tutte le tazze più belle e costose, mentre sono state lasciate sul tavolino quelle di poco valore. La causa dei vostri problemi e dello stress è che per voi è normale volere sempre il meglio. La tazza da cui state bevendo non aggiunge nulla alla qualità del cioccolato caldo. In alcuni casi la tazza è molto bella mentre alcune nascondono anche quello che bevete.
Quello che ognuno di voi voleva, in realtà era il cioccolato caldo. Voi non volevate la tazza. Ma consapevolmente avete scelto le tazze migliori. E subito, avete cominciato a guardare le tazze degli altri.
Ora amici vi prego di ascoltarmi.
La vita è il cioccolato caldo. Il vostro lavoro, il denaro, la posizione nella società sono le tazze. Le tazze sono solo contenitori per accogliere e contenere la vita. La tazza che avete non determina la vita, non cambia la qualità della vita che state vivendo. Qualche volta, concentrandovi solo sulla tazza, voi non riuscite ad apprezzare il cioccolato caldo che contiene!
Le persone più felici non hanno il meglio di ogni cosa, ma apprezzano il meglio di ogni cosa che hanno!
Vivete semplicemente. Amate generosamente. Parlate gentilmente.
E ricordatevi: la persona più ricca non è quella che ha di più, ma quella che ha bisogno del minimo."
...Godetevi il vostro cioccolato caldo!

martedì 2 febbraio 2010

Il giorno della Santa Candelora

Ricordato dalla Chiesa cattolica il 2 Febbraio (presentazione di Gesù al tempio) con la benedizione delle candele, il giorno della Candelora cade quaranta giorni dopo il Santo Natale.
"Si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima" (Itinerarium 24, 4)
La legge giudaica prevedeva che i primogeniti maschi dovessero essere presentati al Tempio 40 giorni dopo la nascita per il rito di purificazione e così fece anche Maria, madre di Gesù.
§§§§§

Molti sono i proverbi e detti popolari legati a questo giorno, alla fine la morale è la stessa: la speranza di uscire presto dall'inverno...
 Un antico proverbio latino recita:
"Si Purificatio nivibus - Pasqua floribus
 Si Purificatio floribus . Pasqua nivibus"
Ovvero se il 02 Febbraio era  nevoso, la Pasqua sarebbe stata bella, se invece il giorno della Candelora era sereno, a Pasqua sarebbe caduta la neve.
Altro detto: "Alla Candelora l'inverno fugge o si rincuora"
Nel mondo anglo sassone, un proverbio recita:
"If Candelmas Day be fair and bright
Winter will have another fight
If Candelmas Day bring clouds and rain
Winter is gone and won't come again"
Traducendo: "se il giorno di Candelora sarà bello, tornerà di nuovo l'Inverno, se invece è nuvoloso e piovoso, l'Inverno è oramai finito"

    lunedì 23 novembre 2009

    Buon compleanna Claudio!!


    La cara amica Simonetta, in arte fufuralzu (su youtube: http://www.youtube.com/user/fufuralzu ), ha dato ancora una volta sfogo alla sua vulcanica mente ideando questo video e dedicandolo a mio marito, in occasione del suo compleanno.
    Alla sempre gentile ed affettuosa Simo diciamo: Grazie!

    lunedì 19 ottobre 2009

    Pellicce: E' di moda la pelle altrui!


    Non voglio dilungarmi sui metodi di allevamento, cattura, uccisione e scuoiatura degli animali usati per confezionare capi e accessori di abbigliamento, è già stato fatto da fonti più autorevoli di me!
    Soltanto una riflessione: l'essere umano da sempre si crede superiore a tutti gli altri esseri viventi e in più di un'occasione ha dimostrato di essere, in realtà, il più imbecille e senz'altro il più malvagio.
    Una di queste "occasioni" è appunto l'indossare pellicce, circostanza in cui imbecillità e malvagità si muovono a braccetto.
    Soltanto un imbecille può agghindarsi con la pelle altrui senza chiedersi quanta sofferenza ha causato questa sua scelta e, nel caso lo abbia fatto continui imperterrito, entra in gioco la malvagità.
    Non aggiungo altro. Inserisco però questo video che, in semplicità, racconta la speranza, la paura e la sofferenza di tante povere creature.
    Ringrazio l'utente YouTube "Vegan Tes" per avermi permesso la pubblicazione del video.
    Questi i suoi link: http://www.youtube.com/user/VeganTes e http://furcoat.segolia.net/